Il problema è serio: la democrazia, almeno in Italia, sembra che vada bene come idealtipo e che debba essere rispettata solo nel caso in cui ci siano determinati vincitori. Questo è un primo indice di un forte deficit di pensiero democratico.
Sergio Mattarella nel discorso di motivazione di rifiuto di nomina di Paolo Savona come possibile ministro dell’economia ha posto un vero e proprio veto. Nessuno vuole questionare la legittimità dell’azione del Presidente della Repubblica, anche perché stando all’articolo 92 della Costituzione italiana, Sergio Mattarella ha semplicemente esercitato un suo potere.

Sergio Mattarella
È vero però che l’interpretazione della disposizione sarebbe quella di sottolineare come il Presidente della Repubblica abbia un ristretto margine di discrezionalità nel nominare il Presidente del Consiglio e quasi nulla per la scelta dei ministri. Questo perché appunto, il Capo dello Stato non è investito di legittimità popolare ma è eletto dal Parlamento. Non voglio mettere in discussione la figura istituzionale del Capo dello Stato, simbolo di garanzia e di unità statale, ma sottolineare come non ci sia stato un vero atteggiamento super partes. Il veto di Mattarella però non è stato il primo nella storia repubblicana e per questo infatti non deve dettar scalpore in quanto a veto stesso.

Costituzione italiana
Quello che detta scalpore, per citare precisamente le parole di Mattarella, è che egli di fatto non ha per niente difeso il “risparmiatore italiano” o il cittadino italiano: Mattarella si è mostrato preoccupato per le indisposizioni provenienti dai Mercati e dagli investitori esteri. Il problema quindi non è tanto il fatto che il Presidente della Repubblica abbia rifiutato la candidatura di un ministro perché pensava che non avrebbe adempiuto ai compiti istituzionali o sarebbe potuto andare tramite la propria azione contro la Carta costituzionale, visto che è nelle sue prerogative, ma è proprio la motivazione che ha dato quella a suscitare lo scandalo. Ma che ne è di quel briciolo di sovranità che è rimasto? In molti hanno citato l’articolo 92, dimenticandosi l’articolo 1: la sovranità APPARTIENE al popolo.

Gustavo Zagrebelsky
Per non essere tacciato di complottismo, populismo, estremismo, fascismo, federalismo, nazismo, antieuropeismo, imperialismo… il libro “Contro la dittatura del presente” scritto da Gustavo Zagrebelsky (ex presidente della Corte Costituzionale e professore all’Università di Torino), uomo che è definibile in ogni modo, ma non come anti-istituzione, descrive molto bene cosa sia la democrazia odierna all’interno dei mercati contemporanei. La democrazia al tempo della finanza si prostra alla finanza stessa: non vi è sovranità da esercitare, non vi è pugno chiuso da battere, si tratta di un sistema fondato sul ricatto economico.
Le istituzioni vanno difese, soprattutto quelle repubblicane, ma non per questo significa che non vadano criticate: Mattarella ha espressamente detto ad un popolo sovrano che a Bruxelles non va bene Paolo Savona e quindi Paolo Savona non ci deve essere. Questo per sottolineare che un’Europa politica non esiste, esiste quella economica.
La democrazia deve funzionare sempre: anche quando vincono quelli che non ci piacciono. La democrazia ieri sera ha fatto un enorme passo indietro e questo mi rende ancora più disilluso e avvilito.

Tricolore
P.S.: non sono d’accordo né con la visione politica della Lega, né con quella dei 5Stelle, né con quella del PD. Questo per sottolineare come la mia non sia una presa di posizione politica schierata in un partito. Non sono antieuropeista perché ritengo che uscire dall’Europa sarebbe drammatico: riconosco però che le istituzioni europee sono istituzioni “economiche” e che l’intero asset politico dell’Europa stessa si basi su regole economiche non proprio definibili come DEMOCRATICHE. Lo dico perché so che alla fine il discorso purtroppo si riduce sempre lì.
Ieri abbiamo tutti perso un po’ di democrazia.
Edoardo Cappellari