Il 26 febbraio 2019 sono stati pubblicati i dati inerenti al reddito Pro Capite medio suddiviso per regioni dei vari Stati europei. Nello specifico, i dati Eurostat forniscono informazioni in merito al reddito complessivo per ogni Area geografica e regione.
Guardando di primo acchito solo i dati relativi all’ Italia, la media del reddito Pro Capite è di poco inferiore a quella totale dei 28 paesi europei: 96 contro 100. I dati di comparazione sono espressi in PPS cioè una moneta artificiale che riflette gli scarti tra i livelli dei prezzi nazionali, dei quali non tiene conto il tasso di cambio. Questa moneta artificiale migliora la confrontabilità dei dati sul reddito tra i diversi Paesi europei. Ecco perché posta 100 la media totale di tutti i redditi Pro Capite dei paesi dell’Unione Europea.
Tralasciando per un momento, la comparazione tra i diversi Stati, soffermiamoci sul dato interno: il reddito medio in Italia corrisponde a 28.500 euro annui. Valore, come già detto, leggermente inferiore al livello medio europeo.
In Italia stando ai dati elaborati relativi al 2017, Lombardia e Veneto sono ancora i motori trainanti di un’economia che stenta a decollare. Detengono praticamente quasi un terzo del reddito complessivo di tutto il Bel Paese. Impressionante è il dato relativo alla Lombardia, che sviluppa 380 miliardi. L’Emilia-Romagna è terza a livello nazionale. La Lombardia inoltre è la regione dove il reddito Pro Capite medio è il più alto in assoluto in Italia: 38.000 euro, tralasciando l’eccezione data dalla Provincia Autonoma di Bolzano con ben 42.000 euro Pro Capite. La media per il Nord d’Italia è di 35.000 euro, dato consistentemente più alto della media europea. Il problema sorge nel momento in cui si guardano i dati relativi al sud Italia e alle Isole. Il reddito annuo medio al Sud è di 18.900 euro mentre nelle isole poco inferiore rispetto all’area geografica del meridione. La Sicilia e la Calabria sono le regioni dove il reddito annuo medio è il più basso di tutta l’Italia. Il dato, ahimè, non nuovo è che l’economia complessiva delle regioni del sud è poco più alta della Lombardia.

Edizione de “La Voce” del 1913
Duole sottolinearlo ma la così detta “Questione Meridionale” al di là di tutta la retorica politica, è un vero e proprio male incurabile. Specifico meglio: questa non è una lamentela di un leghista della prima ora che non vede l’ora di secedere per cercare di trattenere il più possibile la propria ricchezza all’interno della regione, bensì di un cittadino italiano (che si sente profondamente italiano) amareggiato da una situazione che va ad inficiare tutto il sistema economico nazionale. I numeri non mentono: ci sono almeno due “Italie”. Non solo è inaccettabile per una questione morale ed etica, ma va anche ad compromettere tutto il concetto che regge lo Stato stesso. Se il territorio è l’elemento essenziale per la costituzione di uno Stato, più territori così drasticamente diversi vanno invece ad invalidare il concetto di Nazione.
Sempre più cavallo di battaglia propagandistico tanto quanto problema irrisolto dall’Unità d’Italia in poi. Sul piano nazionale, bene o male risalta all’occhio questa macro-differenza geografica. Addolora quasi accettare che forse la disparità in questi termini non sarà mai nemmeno attenuata. Per quanto riguarda nuovamente la questione meridionale: è mai possibile che del sud Italia ci si ricorda solo quando si sparano le palle più alte per ottenere voti? Un tema ricorrente è quello della costruzione del Ponte sullo Stretto (come se fosse questa l’opera di cui ha bisogno una zona così disastrata).

Proteste dei Pastori sardi, 2019.
Un altro tema più recente è quello dei Pastori Sardi per il prezzo del latte crollato a causa di un’offerta troppo alta nei confronti di una domanda irrisoria. Oltre alla mancanza di piani politici ben strutturati per lanciare (e non rilanciare visto che non è mai decollato) il Meridione, il problema generale dell’area meridionale italiana non è anche questo? Non riuscire a sviluppare un modello economico congruo con un’economia che volente o nolente è globalizzata? Secondo Coldiretti Sardegna ad esempio, l’anno scorso 33 caseifici su 35 hanno sforato il tetto stabilito dal Consorzio: il prezzo è crollato e a quel punto hanno deciso di abbassare a loro volta le cifre pagate per la materia prima agli allevatori.
GOVERNO LADRO.
Per quanto riguarda la comparazione extra nazionale, nemmeno la Lombardia e il Veneto hanno tanto da pavoneggiarsi. Come già detto, è vero che tutto il Nord d’Italia si mantiene al di sopra della media europea ma andando a vedere i dati di sintesi forniti dall’Eurostat, tra le prime 21 aree Ue per Pil pro capite Milano e la sua area non ci sono. Cosa che non fa ben sperare e fa più pensare ad un effetto derivato da antichi fasti ormai in declino.
EDOARDO CAPPELLARI