Pio IX nel 1874 tramite il non expedit (la dissuasione impartita ai cattolici di non partecipare alle votazioni del regno d’Italia) ha paralizzato la politica nazionale per quasi un trentennio. Fu solo nel 1905 che la Chiesa ebbe una timida apertura in tal senso con il pontificato di Pio X.

La storia è piena di interferenze tra mondo religioso e mondo politico: basti pensare ai guelfi e ghibellini o alla famiglia fiorentina dei Medici spartita tra Signoria e Chiesa.
Per quanto riguarda la storia italica più recente si passa dal 1874 con il non expedit, alle lotte per i diritti civili come il referendum promosso dai radicali nel 1974 sul divorzio, alla legge “pro aborto” del 1978, fino ad arrivare ad una mancata legge parlamentare sul “fine vita” post vicenda Dj Fabo.

È imprescindibile quindi che il sentimento religioso abbia una ripercussione su tutto il vivere sociale, che persuada il politico e l’elettore nell’esprimersi in merito a temi che si ripercuotono nell’ambito spirituale dell’uomo. Vi è infatti ancora una marcata differenza tra ciò che è ritenuto sacro e ciò che è ritenuto profano. La legge sul fine vita infatti difficilmente troverà luce a causa proprio di una presente e costante interferenza tra ciò che il raziocinio sostiene sia giusto e ciò che lo spirito ritiene sbagliato.
La scissione tra sacro e profano è di fatti secolare, tranne per il Segretario della Lega Nord Matteo Salvini che attraverso una strumentalizzazione politica e dogmatica del simbolo cristiano crea proselitismo. Eloquenti sono infatti i suoi appelli a Dio e la Madonna durante i comizi e numerosi sono i suoi sostenitori in tal senso. Il problema non è tanto la presenza di spiritualità nell’animo umano di Matteo Salvini (a mio avviso dubbia… se non altro per come la esprime) tanto quanto l’utilizzo di un simbolo forte come il crocifisso cristiano in termini strettamente propagandistici.

Dovrebbe esserci invece una netta scissione tra l’uomo cristiano e l’uomo politico per quanto riguarda la comunicazione. La Costituzione italiana disciplina infatti che “Lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani”.
In questi termini quindi c’è qualcosa che sfugge al Ministro dell’Interno: la critica che si può muovere nei suoi confronti non è quella di orientare il proprio voto politico a tematiche cristiane (lo facesse per davvero!!) come appunto la tutela della vita (quindi contro una legge in merito all’eutanasia) o alla consacrazione della famiglia (quindi contro al divorzio) bensì quella di utilizzare il crocifisso o l’immagine cattolica partendo dall’assioma: “Cattolico, quindi persona per bene”. Questo è sbagliato. Profondamente sbagliato. Lo è perché in un discorso politico l’effetto che genera non è porre l’attenzione sulla propria posizione ma quella di ribadire che essere NON cattolici è sintomo di devianza.
Salvini a questo proposito però non è proprio da considerare come la migliore mascotte pubblicitaria della Chiesa: è divorziato, conviveva non essendo sposato, ed è in pieno contrasto con l’autorità massima di tutto il mondo cristiano: il Papa!… criticato e disconosciuto non più di un anno fa.

Una precisazione: la democrazia si fonda su plurime posizioni legittime, la religione su dogmi e quest’ultimi non li definisce di certo il leghista Salvini, ma se riferiti al cattolicesimo, questi si riassumono in tutto il Vangelo! Bisogna mettere un punto fermo: non è Matteo Salvini che decide sulla carica papale, non è Salvini il conclave.
Per quanto riguarda le incongruenze tra il “Matteo cristiano” e il “Matteo politico” è che continuamente il Ministro ha cercato uno scontro indiretto con Papa Bergoglio il quale ha sempre preso distanze da quest’ultimo. Anche per quanto riguarda le modalità con cui è stato organizzato il Congresso Mondiale delle famiglie a Verona il marzo scorso.
Basti pensare ai moniti in materia immigratoria quando lo stesso Papa ha sottolineato come “Tutte le nazioni sono frutto dell’integrazione di ondate successive di persone o di gruppi di migranti e tendono a essere immagini della diversità dell’umanità pur essendo unite da valori, risorse culturali comuni e sani costumi”. Ancora una volta mi verrebbe da chiedere: chi è quindi il cattolico tra i due?
Non si tratta allora di avere fedi cristiane profonde, ma solo di strumentalizzare il mezzo cristiano per acchiappare i voti di coloro che magari politicamente non sarebbero schierati, ma che reputano giusto il simbolo “crocefisso” indipendentemente da chi lo regge in mano: “Salvini è buono perché bacia il rosario”.

Da figlio di un cattolico praticante mi sento molto offeso da questo atteggiamento: non perché io sia altrettanto cattolico convinto (ancora sto indagando nel mio animo) ma perché so che cosa può rappresentare la religione per un uomo di fede.
Salvini ogni volta che porta il vangelo ad un comizio offende una miriade di credenti che davvero nutrono un sentimento religioso puro. Oltraggia anche coloro che della religione non frega niente perché automaticamente li esclude dalla parte di popolazione che secondo i suoi discrezionalissimi canoni si può definire di “buon senso”.
Tra l’altro ancora una volta il Ministro legifera su ciò che la religione cristiana intende per fede religiosa. Non si deve sperare che la Madonna faccia in modo che le sorti dell’Europa prendano il verso giusto, semmai si agisce (anche su precetti cattolici) per far sì che l’Europa rispetti il volere di Dio.
Il cardinale Pietro Parolin ha infatti lanciato un monito: “Io credo che la politica partitica divida, Dio invece è di tutti. Invocare Dio per se stessi è sempre molto pericoloso”.
Ripropongo nuovamente la domanda: chi è il cristiano tra i due?
Salvini se proprio dovrebbe leggere un po’ di più il Vangelo e ponderare meglio le parole sbraitate ai suoi comizi.
La politica che si occupi di politica e che non mischi a proprio piacimento il sentore religioso con quello profano.
Quando Matteo Salvini parla di religione “non c’è niente di sacro tranne l’osso dove si prendono i calci”.
EDOARDO CAPPELLARI
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