L’Abruzzo è una regione difficile da inquadrare: terra ostica e dura, come del resto gli abitanti.
Un po’ per la dura montagna che spinge verso il mare, un po’ per la timidezza degli abruzzesi fa sì che una persona come me cresciuta con influenze della calda e solare Romagna, all’inizio si senta spaesato.
In primis per la geografia della regione: la costa molto più risicata e stretta, meno curata, con alle spalle montagne verdi dove capeggia il gigante buono: il Gran Sasso. Montagna che unisce ma allo stesso tempo divide l’Abruzzo separandolo in tre province diverse.

In secondo luogo perché non vi è ancora l’abitudine al turista come appunto c’è in Romagna.
C’è solo un particolare che più mi è balzato agli occhi: una chiusura dovuta in parte dall’essere spaventati dal nuovo ed in secondo luogo da una timidezza derivata da un modo di essere semplici che adoro. Eppure basta un’arrosticinata che tutto passa: la timidezza si scioglie come il grasso degli arrosticini sulla fornacella. Non bisogna infatti confondere la chiusura scambiandola per cattiveria. Anzi, l’Abruzzo è fatto di un popolo buono e affabile.

Tante volte si tratta solo di riuscire a rompere il ghiaccio e abbattere un muro di sconoscenza per cercare un contatto più umano.
L’abruzzo è una terra particolare, da scoprire maggiormente e sicuramente fatta da persone buone (almeno quelle che ho conosciuto io!!!).

EDOARDO CAPPELLARI