SIAMO ALLE SOLITE

Trent’anni fa il grande Giorgio Gaber si interrogava con l’iconica domanda:

Ma cos’è la Destra? Cos’è la Sinistra?

iniziando poi una lunga lista cantata di quello che idealmente dovrebbe essere di destra e quello di sinistra nel nostro immaginario collettivo.

Era il 1994, Mani Pulite si era appena conclusa e di fatto una confusione politica imperava nei palazzi istituzionali. Con la fine delle grandi narrazioni novecentesche e l’ascesa di Silvio l’Italia avrebbe stravolto la propria politica nazionale e internazionale mantenendo però tutti quei cari vizi italiani tipici da Prima Repubblica.

Silvio Berlusconi, 1994.

Sono successe tantissime cose da quei lontani anni ’90 che un libro non basterebbe per descriverle. Eppure, il Presidente emerito Draghi da quando ha rassegnato le proprie dimissioni con conseguente scioglimento delle camere da parte di Mattarella ha riportato tutti noi proprio al quesito iniziale che ci poneva il signor G:

Ma cos’è la Destra? Cos’è la Sinistra?

Il 25 settembre 2022, la nuova data di liberazione nazionale (questa è una citazione per i cari e vecchi nostalgici che “finalmente potranno votare”), gli italiani sono nuovamente chiamati alle urne. Alla faccia di quelli che ogni 6 mesi millantano carenza di democrazia in Italia perché si sa: “Non ci fanno mai votare”. Eppure, l’Italia tra uno slogan populista e un mal di stomaco popolare è uno degli stati europei con meno stabilità politica. Dal dopo guerra fino ad oggi abbiamo avuto infatti più di 60 governi: circa un governo ogni anno e mezzo. Siamo alle solite.

Governi con più durata dal 1948 ad oggi

Tutti sempre uniti per il bene del Paese fino a quando però i sondaggi elettorali evidenziano che il vento soffia in una direzione. Non appena il vento cambia e il partito di turno capisce che la propria % di voto può scendere, si incomincia sempre a paventare l’idea che forse il bene del Paese può essere rimandato di un altro po’.

Ci sarebbero anche in questo caso mille considerazioni da fare ma vorrei sottolineare due passaggi fondamentali: il primo è che nessun partito ha mai proposto una legge elettorale che garantisse stabilità politica in nome della rappresentanza. Il risultato lo potete rileggere alcune righe più sopra. Il secondo aspetto fondamentale è che fino a quando non capiremo che la classe politica è lo specchio del Paese non andremo mai verso un futuro migliore. Noi ci lamentiamo di loro ma loro sono il nostro prodotto. I nostri politici sono uguali a noi, lo specchio della società, e questo paradosso è cavalcato benissimo da tutti gli organi di stampa che non fanno altro che sostenere le varie fazioni a seconda della squadra per la quale simpatizzano. Rimango sconcertato dal fatto che ad ogni votazione la stampa di destra annuncia a pieni polmoni come l’Italia verrà finalmente risollevata da ordine e disciplina mentre quella di sinistra paventa sempre il ritorno del fascismo e puttanate simili. Se notate infatti la notizia si è nuovamente polarizzata: non c’è più Covid, guerra, carestia, carenza di materie prime che tenga… ora ci sono le elezioni!

Matteo Salvini, Bruno Vespa, Matteo Renzi

 Non parliamo poi della nostra classe politica. Secondo voi perché la destra prende voti? Perché propone contenuti. A mio avviso alcuni sbagliati, ma li propone. La sinistra li continua a perdere perché si attanaglia tra le varie supercazzole televisive interrogando gli italiani su discorsi come il ritorno alla dittatura, l’iter democratico… il risultato? IL NIENTE. Abbiamo passato tutta la Seconda Repubblica a dire che Berlusconi ha governato vent’anni quando invece i suoi governi sono durati quanto gli altri precedenti: pochissimo. E nel frattempo la sinistra dov’era? Che ha fatto? Io non l’ho ancora capito. Eppure, siamo nel 2022 e la situazione non è ancora cambiata. Assistiamo dalla mattina alla sera al crearsi e al disfarsi di coalizioni per fronteggiare il nemico politico e nessuno mai per cercare di costruire qualcosa di serio per il Paese.

Carlo Calenda

Aggregazioni e separazioni continuamente fatte e disfatte da protagonisti che smentiscono sempre se stessi senza vergogna, imbarazzo e pudore, dimostrazioni della grande dignità e dello spessore del politico di turno! Benvenuti quindi in Italia signori, il Bel Paese dove dalla Gruber si fa finta di litigare e ci si parla addosso mentre nelle istituzioni si approvano qualsiasi porcate. E badate bene, cari amici di sinistra, che il problema in Italia non è la classe politica di destra. Sarebbe proprio da vigliacchi affermare questo. Le riforme elettorali per favorire le poltrone, i tagli alla sanità, alla scuola, alla cosa pubblica le hanno sempre approvate tutti: compagni e camerati per intenderci. È buffo inoltre notare che ad ogni tornata elettorale c’è un grande tema che viene riesumato: i giovani.

Come se fossimo quasi un problema: “i giovani non sono legati più alla politica, non si interessano, sono disappassionati”. Si parla sempre dell’effetto e mai della causa. Non si cita mai ad esempio il perché noi giovani siamo sfiduciati e amareggiati da un sistema nel quale votare l’uno o l’altro non fa nessuna differenza. Ma quali sono le politiche promosse per noi? I 5 stelle sono l’ultimo esempio calzante. Nel lontano 2013 una miriade di voti giovani appoggiò l’unica forza politica che aveva per la prima volta introdotto nell’agenda pubblica determinati temi quali ambiente, ecologia, democrazia diretta, etc… Temi discutibili, ma pur sempre temi. Risultato? IL NIENTE. Dacché dovevano aprire il Parlamento come una scatola di tonno al trasformarsi nel grissino di accompagnamento dell’antipasto. Il risultato sarà quindi sempre lo stesso: l’astensionismo sarà alto e si voterà sempre per il meno peggio e ancora una volta parlando tra noi diremo: “e anche quest’anno non so chi votare perché nessuno mi rappresenta”. Come diceva il grande Montanelli:

Chi vuole andare si turi il naso e voti!

Chissà se Gaber fosse ancora vivo cosa direbbe di quello che c’è oggi. Ma si sa, i grandi del passato rimangono tali perché nel loro presente descrivevano già il futuro che stiamo vivendo noi. Il grande signor G. poco prima di morire ci regalò la sua ultima perla che ancora oggi mi sento di urlare e cantare:

Io non mi sento italiano ma per fortuna o purtroppo lo sono

EDOARDO CAPPELLARI

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