Sono nato nel 1995 durante gli albori della Seconda Repubblica: Mani Pulite aveva già fatto il proprio corso e Silvio Berlusconi aveva già fatto in tempo ad uscire vincitore dalla sua prima candidatura e neanche 8 mesi dopo risultarne sconfitto.

Un periodo, quello degli anni ’90, molto particolare che con Mani Pulite ha creato non certo poca instabilità all’interno di tutti i partiti politici dell’epoca: sia a quelli colpiti dal pool di Milano sia a quelli rimasti “illesi”.
Mani Pulite, con il passare del tempo, l’ho sempre più assimilata a quello che è stato il movimento del ’68. Non conta particolarmente quale sia la singola opinione politica sul periodo storico, contano maggiormente le conseguenze che ne sono scaturite. Già Manzoni scriveva nel 5 maggio:
“ai posteri l’ardua sentenza”.

Trovo infatti abbastanza inutile discutere, soprattutto con le parti in causa, se il sistema fosse o meno corrotto, se l’operazione è stata un vero e proprio colpo di Stato da parte della magistratura e infiltrazioni più o meno conosciute da parte dei servizi segreti, etc.. Per mettere qualche punto fermo si può banalmente riassumere la questione formale sul fatto che i vizi della politica italiana sono gli stessi vizi degli italiani. E in aggiunta non sono cambiati e non cambieranno. Per esempio, sull’onestà della classe politica italiana, tema riportato in auge da Grillo nel 2007, non metterei le mani sul fuoco (strana data anche quella, quando Grillo urlava dal palco del V-Day e poco dopo Veltroni creava la chimera PD sullo stampo del partito di Barak Obama).

C’è però una questione sostanziale: l’assetto sociale e politico post ’92 è cambiato, come del resto cambiò dopo il ’68.
Ma siamo sicuri che sia stato prodotto un sistema migliore? Siamo sicuri che il nuovo è per forza meglio del vecchio?
Per una persona totalmente disinteressata sui fatti, posso riassumere con una parola quello che per me significa Seconda Repubblica: perdita. Sia chiaro, non è che questo sostantivo così importante sia frutto o colpa solo di un’indagine della magistratura italiana, però diciamo che ne è il corollario. Perdita di cosa? Beh, un po’ di tutto. Perdita di credibilità politica in ambito internazionale (sarebbe improbabile una Sigonella nel 2023); perdita economica (e qui si torna ai vizietti politici italici basati sulla spesa pubblica infinita e ad libitum); perdita di identità culturale.
La mia generazione non solo si è trovata a vivere le più grandi crisi del secondo dopo guerra, Mani Pulite, Crisi finanziaria del 2008 e Covid-19, bensì ha perso anche quelli che sono stati considerati i luoghi capisaldi per la formazione umana, politica ed etica dell’uomo da Prima Repubblica: il partito, l’oratorio e il bar.
Il partito perché appunto con Mani Pulite è finita l’epoca delle grandi narrazioni e tutti i partiti d’Italia sono nati sotto l’egemonia liberale, liberista: infatti a parte la bagarre con Berlusconi che cosa ha prodotto il PD e analoghi precedenti negli ultimi 30 anni? Vi rispondo io: NIENTE. Anzi, qualcosa ha fatto, si è sempre di più allontanata da un’idea di rappresentazione delle classi operaie e borghesi riformiste per diventare il partito della non scelta (per citare Cicchitto). Quindi un po’ come quando si dice “non era né carne, né pesce”. Per quanto i riguarda i partiti inoltre sono sparite di fatto anche le sedi fisiche nei vari Paesi d’Italia.

L’oratorio perché non solo c’è sempre di più una progressiva laicizzazione del pensiero e sostituzione del Dio cristiano con il Dio economico ma anche perché di fatto i ragazzini non si incontrano più fisicamente. Oggi l’incontro è sostanzialmente virtuale. E qui non c’entra niente il credere in Dio o meno. Sono abbastanza sicuro che i figli dei comunisti mangiapreti del secondo dopo guerra (alla Peppone), a tirare un calcio ad un pallone e un accidente al prete, in oratorio ci andassero più che volentieri.

Il costante impoverimento ci ha anche tolto il Bar. Ma il Bar vero, quello di paese, con il barista che ti conosce, che ha una sua idea politica, che regge il gioco e che fa da vero oste. Non il bar moderno comprato da famiglie di cinesi che imbottiscono la sala di macchinette e prosecco acido.

Insomma, questa Seconda Repubblica non ci ha dato molto in effetti. Ci ha tolto tanto a dir la verità, con il risultato di dover glorificare un periodo storico precedente tutt’altro che roseo.
Ora io non saprei a chi attribuire la colpa o perlomeno sarebbe difficile scriverlo nero su bianco in poche righe.
So solo una cosa: a proposito del “nuovo” che avanza (che dovrebbe essere l’emblema della mia generazione under trenta) per mancanza di alternative nelle ultime elezioni politiche ho votato Pier Ferdinando Casini al Senato.
EDOARDO CAPPELLARI