GRAZIE AL CARLO POMA DI MANTOVA!

Nella vita sono stato fortunato, la classica persona che ha sempre sentito parlare di ospedali per esperienza indiretta. Racconti dolorosi, intimi, di quelli che ti segnano psicologicamente ma mai fisicamente. Ed è chiarissimo il perché: perché l’uomo non può provare solo da un racconto un dolore che non ha mai vissuto. E qui veniamo al punto di questa mia lettera indirizzata al personale medico e di reparto  del Maxillo Facciale dell’ospedale Carlo Poma di Mantova. Voi, infermieri, allo stesso modo non riuscite ad immaginare il dolore, ma a differenza di noi pazienti (almeno dei più fortunati), lo vivete tutti i giorni. Anzi, convivete con il dolore altrui. E questo lo si nota da come vi atteggiate, dal peso che date ad una parola rispetto ad una altra, dal trattare una situazione che alla persona malata sembra la fine del mondo (perché la sta vivendo in prima persona) sapendo dare le giuste priorità e importanze. Lo si intuisce anche nel modo brusco di compiere determinati gesti, ma che sono utilissimi per lo scopo finale: la cura del paziente.

Ecco, nella sfortuna, ho di nuovo avuto la fortuna di non dover passare troppo tempo in reparto ospedaliero visto che, a causa di un mio incidente personale, comunque ho subito e vissuto più lo spettro della paura che non l’atroce dolore del danno fisico. Vi assicuro che pur avendo patito un’esperienza molto dolorosa, l’ho metabolizzata con estrema spensieratezza conscio che in quel corridoio di reparto sicuramente io ero il più fortunato e meno malato di tutti. C’è però una cosa che mi ha colpito in tutti voi… la dolcezza nel vostro fare. Ma una dolcezza particolare, non stereotipabile. Una dolcezza del tutto diversa che cambia da persona a persona. Una dolcezza per certi versi anche rude se così vogliamo chiamarla. Insomma, un po’ come quando si è piccoli e si viene sgridati dai propri genitori: si capisce che il tono usato è duro ma allo stesso tempo a fin di bene. Ecco, secondo me voi infermieri è come se ci faceste da genitori. Ma in tutto e per tutto: ci lavate, vestite, accudite, date da mangiare… un lavoro che chiamarlo tale sarebbe riduttivo. Un lavoro che io personalmente non riuscirei mai a fare. Un lavoro dove si deve agire e sporcarsi le mani con il sangue di propri simili… poche chiacchere.

La seconda considerazione che mi viene da fare riguarda il paragone con il sistema sanitario estero (limitandoci a quello occidentale). Parlando di sanità spesso ci soffermiamo, anche giustamente, sulle storture del nostro sistema ma quando si vive all’estero tendenzialmente si viene privati di un elemento fondamentale per definire il grado di civiltà di un popolo: la gratuità sanitaria. Perché sì, abbiamo sprechi, corruzioni, inefficienze però è anche vero che la mattina del 21 aprile 2023 sono stato portato al Carlo Poma di Mantova gratis, sono stato operato gratis, ho potuto avere qualche giorno di degenza con posto letto, vitto e medicine gratis. Insomma, io per tante cose, ma soprattutto queste, sono fiero di essere italiano.

Ritornando a noi, voglio ribadire ancora una volta il mio grazie, il mio abbraccio a tutti voi: ragazzi, ragazze, donne e uomini del Maxillo Facciale di Mantova. Grazie anche al Dott. Sartorelli e a tutto lo staff medico. Siete delle persone meravigliose. Grazie per rendere il vostro lavoro una scuola di vita. Perché è vero che è il vostro lavoro, ma c’è modo e modo di lavorare.

Vi sto scrivendo da casa, ritornato sano, vivo e vegeto… e per l’incidente che ho subito non era cosa scontata. I miei compagni di sventura l’hanno purtroppo sofferta in modo peggiore (seppur sempre in modo non irreversibile).

Mi sento di lasciare un monito a tutti quanti mi stanno leggendo: medici ed infermieri fanno un lavoro encomiabile, grazie a Dio, ed è giusto che vengano ringraziati sempre, non solo quando si soffre e si gioisce per uno scampato pericolo a causa di una pandemia (oramai “lontana”).

Grazie a tutti i medici, para medici e infermieri italiani !

EDOARDO CAPPELLARI

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