
Lucio Battisti
MOGOL, IO TI VOGLIO BENE.

Giulio Rapetti Mogol
Sentivo da tempo di dedicare un pensiero ad un maestro di vita come te.
I complimenti sono futili davanti a tanta genialità e sensibilità: tu per me sei quella piccola lanterna di luce, che nonostante la nebbia e l’oscurità, si continua a vedere. A volte il nero della notte è tale per cui ogni cosa è nell’ombra, nulla si vede, ma nonostante ciò imperterrito cammino e mi faccio strada grazie a quella fiammella che mi conforta e mi infonde speranza. Sei una di quelle persone che ha reso migliore la vita di altre: cosa mai banale. Ma il genio è proprio qui: non conosci tutta la fiumana di gente che ti ammira ma la percepisci, la tocchi, la provochi… riesci ad entrare in ogni stanza, in ogni abitazione, in ogni angolo di intimità di ognuno di noi. Hai la capacità di far nascere nuovi amori, di consolare quelli che invece li hanno persi. È inutile dire che questo è il frutto di un dono da te ricevuto e poi donato a tua volta, ma io lo dico: senza te la mia vita sarebbe stata diversa.
Grazie di tutto, grazie di avermi fatto conoscere un altro mostro sacro della nostra musica, Battisti. È un dato di fatto che un’intesa dualistica come la vostra, non è solo invidiabile, ma è anche irripetibile: irripetibile per la bravura di Lucio nel sapere interpretare e diffondere il tuo verbo come mai nessun altro al mondo, irripetibile perché l’intesa fraterna che avevate è difficile riscontrarla anche in consanguinei, irripetibile per la pacatezza e la signorilità che vi ha sempre contraddistinto da tutto e da tutti.
L’emozione non ha voce, lo sai… è difficile riuscire a mettere nero su bianco quello che mi provoca sentire ogni volta una tua canzone, ascoltata come se fosse sempre la prima volta. È come se sapessi tutto, se mi conoscessi da una vita e come un padre mi insegnassi a vivere. Non sai quante lacrime ho versato grazie a te. Sì, è sempre comunque una forma di gratitudine che ti esprimo ogni volta. Tu e Lucio, non morirete mai, sarete eterni, sarete sempre lì, tra la gente, ogni volta che anche una sola persona ascolterà un vostro brano, dedicherà una vostra canzone a qualcuno, la canterà sotto la doccia, voi sarete vivi.

Album “Emozioni”, 1970.
Tu chiamale se vuoi emozioni: Mogol, io ti voglio bene.