L’educazione civica nelle scuole è stata introdotta per la prima volta nel 1958 dall’ allora Ministro dell’Istruzione Aldo Moro.

Aldo Moro
Nel corso degli anni, però la materia non ha ottenuto un riconoscimento istituzionale definitivo che abbia dato un chiaro indirizzo sullo svolgimento dell’insegnamento. Si è sempre trattato l’argomento “educazione civica” come una sorta di ibrido, un filo rosso comune a tutte le discipline, un insegnamento un po’ bistrattato.
La proposta di legge numero 682 alla Camera dei Deputati presentata il primo giugno 2018 vuole invertire questa tendenza: “Istituzione dell’insegnamento dell’educazione civica nella scuola primaria e secondaria e del premio annuale per l’educazione civica”.
Non solo stando all’articolo 1, della proposta “[…] l’insegnamento dell’educazione civica è attivato come materia curricolare nelle scuole primarie e secondarie di primo e di secondo grado con un monte ore annuale di 33 ore” ma vuole introdurre anche un premio annuale per l’incentivo al comportamento “civicamente educato”: “è istituito il premio per l’educazione civica, conferito dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con cadenza annuale” (articolo 3).
Perché infatti non lodare il comportamento civico? È vero che la correttezza comportamentale dovrebbe essere la prassi quotidiana, ma nei fatti non lo è. Pare del tutto sensato quindi declamare chi si distingue per tali “virtù”.
La reintroduzione della materia “Educazione Civica” nelle scuole, ad avviso di chi scrive, è un dovere morale.
Perché?
Perché i bambini e i ragazzi, da sempre hanno posto domande, le quali hanno sempre presupposto risposte. Il problema è che queste domande sembrano essere ormai assenti o insignificanti. Per il filosofo Umberto Galimberti è doveroso inserire l’educazione civica nelle scuole, partendo proprio dalle domande dei bambini. Servono risposte però concrete!

Umberto Galimberti
La Scuola, o meglio le direttive che sono state inserite nelle varie riforme scolastiche, hanno sempre avuto la tendenza opposta: eludere le domande per mancanza di risposte. Meno educazione civica e più tecnologia, come se ad un ragazzo del 2019 servisse usare una lavagna interattiva invece che interrogarsi sulla propria dimensione: che assurdità. La scuola è altro. Ad un ragazzo serve un vate che mostri cosa sia un pensiero, un pensiero democratico. Perché questo gusto della tecnologia?

Lavagna Interattiva Multimediale
Studiare è anche fatica, come imparare a diventare democratici. Sì: la democrazia si impara, gli ideali si imparano, a dialogare si impara. La figura del professore, o meglio dell’educatore serve proprio a questo: “tirare fuori”, “allevare”. L’errore che spesso si fa è intendere la scuola come una mera trasmissione di nozioni, talvolta sparse tra loro: si paragona il tutto ad una ricerca su Google. Ho una domanda, voglio subito una risposta.
L’educazione civica allora in questo senso, dovrebbe “insegnare cosa vuol dire essere democratici, cioè ad assumere nella propria condotta la democrazia come ideale, come virtù”. In questo senso, l’ora di lezione civica non deve infatti diventare un’ora di nozioni giuridiche fini a sé stesse, ma un momento di crescita dove veramente si possono costruire gli adulti di domani. È vero, non tutti ne coglieranno i frutti, non tutti capiranno il senso di questa iniziativa, ma è anche giusto ricordare e ribadire che i bambini di oggi sono gli adulti di domani. James Freeman Clarke in questo senso aveva ragione: un vero statista guarda alla generazione successiva.

James Freeman Clarke
In questi termini, bisogna infatti capire che educare al bello un bimbo di oggi, farà si che ci sarà un adulto migliore nel prossimo domani. Ed è la società in toto che deve avere insita la nozione di bellezza.
Serve una conoscenza di base della Carta costituzionale, ma serve soprattutto capire che una Costituzione scritta bene, funziona male se gli uomini e le donne che agiscono nelle istituzioni sono corrotti. Una Costituzione non perfetta o mediocre può invece funzionare sufficientemente bene se gli uomini e le donne che agiscono per le istituzioni sono buoni. La Costituzione è un insieme di lettere stampate su carta che non hanno nessun senso in termini assoluti: è la conferma giornaliera dell’esercizio del diritto e del dovere che le fa prendere vita.

Imparare democrazia di Gustavo Zagrebelsky
Se in quanto cittadini continueremo ad essere corrotti, cioè a non avere il giusto senso di società e di bene comune, a non sapere quali siano gli obblighi, i doveri (perché sì, ci sono tanti doveri) e i diritti, non perverremo mai a questo rinascimento culturale tanto auspicato.
EDOARDO CAPPELLARI