DALLA PARTE GIUSTA DEL MURO

Messico e nuvole| il tempo passa sull’America |il vento suona la sua armonica |che voglia di piangere ho, diceva Jannacci nell’iconica canzone del 1976.

Canticchio nuovamente il ritornello, seduto sul mio divano di casa e capisco come il grande Enzo non poteva usare parole migliori per descrivere il Centro America…

Tutto iniziò un giorno di gennaio quando Costanza, una persona a me molto cara, mi propose di andare a trovarla a casa sua.

Ad un primo impatto, se non si conoscono i protagonisti di questa storia, non perviene nessun tipo di problematica: ormai con Trenitalia arrivi ovunque!! La seccatura se così vogliamo chiamarla è che casa sua dista più o meno 12.000 km da casa mia. Problema che può essere relativo ma che per uno studente in dirittura d’arrivo come me rappresentava uno scoglio enorme: 1200 euro di biglietto aereo non sono proprio come comprare il volo più economico su Ryan-Air. Riflettendoci bene arrivai a questa conclusione: ma se dalla seconda superiore ho sempre lavorato tutte le estati (dalla campagna, alla pizzeria, alla fabbrica) e crescendo ho contemporaneamente all’Università iniziato a lavorare in un ristorante come cuoco, per cosa mai dovrò usare i pochi soldi che ho messo da parte? Non mi sono fatto ricco lavorando così tanto… ma per cosa dovrei conservarli?

Senza pensarci troppo, cercai il volo più economico presente sul web e lo comprai.

A gennaio non pareva nemmeno possibile che agosto potesse arrivare. Invece è arrivato ed ora che sto scrivendo mi accorgo che è già passato.

Il 3 agosto mi siedo su uno degli aerei più belli che abbia preso in vita mia e non per la cabina, la fusoliera o i posti a sedere, bensì per la destinazione di quel benedetto volo così tanto sognato.

Arrivo veramente in Messico: la terra del Mezcal, la terra della Tequila, del Mais, del Pomodoro, della Fiesta… la terra dove Vasco diceva di andare al massimo.

Una terra che mi lascerà un ricordo che non vale le mille foto che ho scattato. Un’ulteriore esperienza che ha contribuito a farmi crescere come uomo ma soprattutto come cittadino del mondo.

Il mio primo viaggio fuori dai confini europei.

Il primo impatto con il Nuovo Mondo è stato con Città del Messico, città difficilissima da descrivere. Bisognerebbe viverla almeno un mese intero per poter riuscire anche solo a capirla. Classica metropoli con un’estensione infinita cresciuta e sviluppatasi nel corso degli anni. Come tutte le megalopoli è la meno rappresentativa a mio parere di quello che un europeo può stereotipare come Messico.

Ovviamente come Capitale ha comunque moltissime esperienze da offrire.

Sembra quasi impossibile da credere ma a Città del Messico ho avuto un “piccolo assaggio” d’Italia: las trajineras.

La trajinera
La trajinera

Situate nel distretto a Sud di città del Messico, las trajineras danno vita ad un complesso chiamato simpaticamente la “Venezia messicana” (Italia caput mundi) per la comparazione con le nostrane gondole veneziane. Las trajineras sono barche a fondo piatto con le quali è possibile navigare per i vari tipi di percorsi lungo i canali di questo distretto denominato Xochimilco. L’attrazione principale consiste in tutte le barchine che si accostano a quelle dei turisti offrendo birre, cibo e musica. Un’esperienza unica nel suo genere!!

Titolo canzone: Pelea De Gallos – La Feria De San Marcos

Degno di nota è anche il sito archeologico di Teotihuacan.

Teotihuacan

Nonostante nel DEFE (così era chiamata la capitale) si perda maggiormente la cultura messicana, essa rimane comunque Messico per la vastità di persone che cercano di sopravvivere lungo la strada e arrivare a fine mese inventandosi i lavori più disparati. Impressionante è la fiumana di gente che ai semafori da indicazioni, lava finestrini e vende ogni tipo di cibo e oggetto… e ahimè la maggioranza di essa sono bambini. Il Messico che ho conosciuto infatti non è solo belle spiagge, belle donne e tanta birra.

Da questo pensiero ho elaborato il titolo da dare a questo mio scritto: DALLA PARTE GIUSTA DEL MURO. Un titolo che evoca mille altre parentesi che potrei aprire. È doveroso comunque aprirne una: il Messico è un Paese che necessita una rivalutazione nei confronti di un dirimpettaio molto potente. Del resto, noi italiani abbiamo notizie “messicane” solo quando si parla di muri e di migranti in cerca di nuova vita negli USA. è doveroso sottolineare come il Messico necessiti una rivalutazione nonostante sia a tutti gli effetti “secondo” mondo: lo è per una ragione specifica. Le opportunità ci sono, la bella vita esiste, uno sviluppo c’è ma sono tutte prerogative di una classe sociale alta. Il Messico mi è stato descritto da tutte le persone che ho incontrato come un Paese molto classista più che razzista e questo è confermato dal fatto che non vi è nessun tentativo di nascondere la discriminazione. Vi è una netta separazione tra chi è ricco e chi è povero come d’altronde in tutti i Paesi del Sud America. Non importa il colore della pelle o le origini anche se verosimilmente i più scuri sono sempre i più poveri.

Il Messico non è quindi solo Cancùn o Yucatan dove più che in centro America sembra di stare a Miami Beach: grattacieli enormi, centri commerciali (americani) e hotels, e dove la movida messicana è costruita ad hoc per tutti i Gringos che vogliono scoprire le radici dei vicini tanto odiati.

Spostandosi verso il centro del Paese infatti le cose cambiano: il turismo diventa meno aggressivo e la cultura messicana è meglio espressa.

Il Messico ha una magia, qualcosa che attrae.

Il mio viaggio messicano è stato molto itinerante, infatti dopo i primi giorni di Città del Messico e altre 7 ore di autobus arrivo finalmente ad Aguascalientes, città dove è cresciuta Costanza, la persona che ha reso possibile il mio viaggio.

Aguascalientes città non turistica ha invece molte sorprese da riservare ad un forestiero. In primis il Cerro del Muerto, una montagna che vista da lontano assomiglia ad un gigante sdraiato sull’altopiano hidrocálido. Una volta scalato, il panorama che si prospetta dinnanzi è indescrivibile: la città si perde nelle luci dell’alba come la propria vista colpita dai raggi del sole, rimanendo ammaliati da uno spettacolo che pochi posti riescono a trasmettere.

Poco distante da Aguascalientes v’è un altro borgo degno di nota: San Miguel de Allende, un pueblo magico. La caratteristica di questi paesini sono i colori molto caldi e ambienti folkloristici dove il tempo sembra si sia fermato. La calma che pervade ogni via è interrotta dal suono dei Mariachi, gruppi musicali che mantengono vive le tradizioni popolari. Il suono delle trombe rimbomba nelle piazze e rende il giorno più allegro.

Ed è quest’ultimo aggettivo che più descrive il Messico: un popolo che vive in una terra fatta di mille problemi, dalla disoccupazione al narcotraffico e alla mancanza di ascesa sociale, ma che mantiene un’allegria che ti contagia e ti rende sereno. Eliminando ogni stereotipo e forzatura è davvero impressionante la gentilezza che hanno le persone nel relazionarsi l’una con l’altra. Una gentilezza che non dipende assolutamente da un rapporto economico o dettata da un secondo fine, ma che è propria della loro cultura. Questo da Cancun a Chichen-Itza fino ad arrivare a Città del Messico e San Miguel de Allende. Tale atmosfera comunque non sminuisce i seri problemi che affliggono il Paese e lo mantengono in una posizione di inferiorità a dispetto di numerosissime altre realtà.

A proposito di cultura è incredibile la dimensione odierna della popolazione Maya che vive in territorio messicano: ebbene sì, la cultura maya vive e tutt’ora esiste. Il popolo maya non è leggenda o mito ma una realtà storica che noi europei mistifichiamo o ignoriamo come del resto gli statunitensi nei confronti degli indiani d’America o come gli australiani con l’etnie aborigene. È bene sottolineare come anche gli stessi messicani e sud americani maltrattino questa cultura o non ne conoscano la storia nonostante sia una realtà a tutti gli effetti presente. Lo è nel momento in cui le guide turistiche per visitare Chichen-Itza sono bilingue e di origine maya, figli di un’altra storia rispetto alla nostra o alla vastissima comunità che ancora vive sul territorio. Una delle testimonianze più importanti che ho avuto è stato l’incontro con le popolazioni incontrate lungo il percorso alla ricerca di uno dei Cenotes più grandi dello Yucatan. Nelle zone limitrofe all’attrazione vi sono casette costruite in mezzo alla giungla con malta e argilla popolate da persone maya che non sono a conoscenza della lingua spagnola.


La parola Cenote deriva direttamente dalla lingua dei Maya, dzonot, cioè “acqua sacra”: un pozzo di acqua cristallina e dolce che nel corso della storia ha modificato il territorio circostante.

Per quanto riguarda la comida (cibo) basterebbero simpaticamente tre parole per descrivere ogni tipo di piatto proposto: tortillas, chili, salse. Piatti semplici, poveri ma molto pesanti per uno stomaco italiano.

Un valore che ho rafforzato durante questo viaggio è l’importanza delle relazioni umane che una persona ha la fortuna ma soprattutto la volontà di intraprendere e costruire. Ho apprezzato meraviglie del mondo come le piramidi maya, ho scoperto i cenotes unici nel suo genere e presenti solo in Messico, ho nuotato nel mare dei Caraibi, ho conosciuto una cultura millenaria distante migliaia di kilometri da casa mia ma nonostante tutto una cosa più di tutte porto nel mio cuore: le persone che erano con me in quel momento. Le persone che con me godevano del paradiso che il Messico ci stava offrendo. Ed è giusto nominare nuovamente la persona che più di tutti mi ha voluto e accolto come se fossi di famiglia: GRAZIE COSTANZA. Grazie per avermi regalato un sogno, la tua compagnia.

Perché la vita di questo tratta: non si è felici perché si vive nei posti più esotici, famosi, particolari del mondo… si è felici perché si vive con persone che ci vogliono bene e ci amano. La felicità sta negli occhi e nel cuore di chi vive le altre persone. Viaggiando e scoprendo nuovi posti rimango sempre più convinto del mio pensiero: la condivisione che si ha con una persona vicina al proprio cuore è il viaggio più bello che una persona possa fare. La possibilità di avere un amico con cui confidarsi, di avere un amore con cui condividere frammenti di vita, di avere persone fidate con cui crescere è il viaggio più bello che si possa intraprendere, che sia il Messico o la campagna padana. Come già scrissi nell’articolo “SÌ, VIAGGIARE” (https://art-i-colo-21.com/2019/04/26/si-viaggiare/): “il significato che attribuisco alla parola viaggio è condivisione.  Cos’è la felicità se non la condivisione di momenti con persone a cui vuoi bene?”

In Messico mi sono sentito voluto bene ed è una sensazione che ormai definisco rara da provare. Un privilegio. Nonostante fossi così lontano da casa, l’ho ritrovata. Il Messico mi rimarrà sempre nel cuore soprattutto vi rimarranno i messicani che ho conosciuto.

Ricordo il Messico come se stessi ancora scrivendo nella veranda della bellissima casa dove ero ospitato e riprendendo l’inizio del mio racconto sento le lacrime che spingono per uscire.

Sorrido perché ormai so cosa mi risponderebbe un messicano:

 Ay, ay, ay, ay

Canta y no llores

Porque cantando se alegran

Cielito lindo, los corazones.

EDOARDO CAPPELLARI

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