Di Bologna hanno scritto e cantato in tanti. Mostri sacri che rimarranno nella storia culturale del Paese. Una città che ha da sempre ammaliato chiunque ne respirasse l’aria, ne ammirasse la bellezza o ne vivesse anche solo una sera fra le vie del centro. Bologna è un’esperienza di vita che si deve almeno una volta provare.
Bologna ha ammaliato anche me, un bolognese d’adozione che vuole cercare di ricambiare l’amore che il Capoluogo emiliano gli ha donato.
Una città giovane e dinamica, molto attenta ai diritti sociali con un’imprenditorialità forte e consistente.
Una città con una storia millenaria costruita soprattutto dai suoi studenti.
È un domicilio temporaneo per tanti che si trasforma inconsciamente in ciò che noi chiamiamo Casa quando dobbiamo far intendere il grado di soddisfazione che proviamo nel vivere in un posto nuovo. Bologna è casa di tanti e di tutti con le sue piazze aperte che non giudicano e che sono vissute in tutto il loro splendore dai propri cittadini: Bologna non ha mai dimenticato che la sua forza sono le persone.

Bologna non potrà mai diventare una città chiusa in se stessa. Non può per ciò che rappresenta: uno dei principali snodi culturali e commerciali che legano il nostro Paese. Non solo dal punto di vista ferroviario è la Stazione che collega il Nord con il Sud Italia, ma è anche un polo attrattivo per migliaia di nuove idee che ogni anno calcano le strade della città. Un convoglio di migliaia di studenti che solcano le vie e le biblioteche cittadine portandosi dietro una propria storia, un proprio modo di pensare, un proprio credo.
Questa è sempre stata la forza del Capoluogo emiliano e sempre lo sarà.
Non è una città ferma.

A testimonianza di ciò, numerose sono le eccellenze che hanno studiato all’Unibo esportando nel mondo la migliore immagine possibile della città. Non può quindi essere fisiologicamente una città arroccata su un pensiero unico e dogmatico.
Sia chiaro, è molto enigmatica e ad un primo impatto piace solitamente a pochi. In prima persona senza vergogna posso affermare che io stesso avevo una certa reticenza nei confronti della città che solo adesso azzardo a chiamare Casa. La reticenza è dovuta a come “Bologna ti accoglie” una volta arrivati in Stazione Centrale: purtroppo nonostante tutti i pregi che la città ha da offrire, ahimè non ha ancora risolto (pur tamponandolo bene) il problema del degrado sociale che si attanaglia nella periferia e nelle zone universitarie. Un degrado dovuto al consumo e allo spaccio di droghe pesanti che di primo impatto restituisce un’immagine impropria e distorta della città.
Dato che in amore è bene saper convivere con i difetti del proprio partner per riuscire a capire al meglio il proprio rapporto e cercare di migliorarlo, allo stesso modo sarebbe sbagliato descrivere Bologna solo per quanto di positivo possa dare la città tralasciando gli enormi e gravi problemi che ha al proprio interno (come qualsiasi posto del resto).

Dopo un po’ di tempo che si vive a Bologna però si capisce che c’è altro, che la città ti offre molto di più: si passa da eventi culturali promossi da qualsiasi ente o associazione, ai numerosi incontri in piazza. Questo è un altro elemento importante per descrivere bene quale sia la forma mentis del pensiero in città: la piazza non è mai dimenticata, la piazza è il fulcro della discussione, delle tensioni, delle gioie. Oltre ad ospitare numerose e disparate manifestazioni, le piazze di Bologna accolgono tutti i giorni dell’anno qualcosa di nuovo: nuove persone, nuovi eventi, nuovi spettacoli, nuovi amori.
C’è una magia nei lastricati e nell’aria di queste piazze, in primis nella principale: Piazza Maggiore. Un luogo magico incorniciato dalla bellissima San Petronio che per leggenda pare sia incompleta a causa di un prosciugamento di fondi all’ora destinati per i lavori, a Palazzo d’Accursio e Palazzo Re Enzo. Una cornice di edifici che mantiene caloroso un ambiente dispersivo e allieta la vista di chiunque si segga per terra ad ammirare quanto è offerto. Una piazza che ospita uno dei cinema gratuiti più importanti d’Italia: l’anno scorso è venuto “un certo” Francis Ford Coppola a salutare la città e ad inaugurare la versione restaurata e completa di Apocalypse Now.

Si parte quindi dal cuore di Piazza Maggiore per spostarsi lungo le vie adiacenti: Pescherie Vecchie con i suoi mercati di frutta e verdura giornalieri o Via Orefici con i suoi bar e localini sempre pieni. Girato l’angolo da Via Orefici per dirigersi verso Via Rizzoli come non accorgersi poi delle due torri: Garisenda e Asinelli. Torri che gli universitari non visitano perché si sa: “salirci prima della laurea porta sfiga” ma che offrono indiscutibilmente una vista magnifica.


Si ha dalle Due Torri in poi solo il gusto di poter scegliere: o tornare indietro verso Via Ugo Bassi e la zona del Mercato delle Erbe con Pratello annesso, oppure perdersi nel quartiere Santo Stefano dove si erge la Basilica dell’omonima piazza.


Che dire poi della cucina? Un trionfo di sapori, salumi e ragù:
Quando sentite parlare della cucina bolognese fate una riverenza, ché se la merita.
Pellegrino Artusi

Una città che ha conservato una purezza che pochi altri posti hanno saputo preservare con le sue osterie, le sue trattorie, i suoi locali vecchi e stanchi nascosti e abbracciati dai portici che ti accompagnano per ogni via della città.

Bologna fortunatamente non è solo centro storico, anzi, soprattutto con l’incremento del turismo, la vera Bologna è emigrata nelle periferie. Margini della città che ospitano gli Umarell (alias pensionati, vecchietti da “cantiere”) che giocano a carte e che hanno fatto grande questa splendida città.
Da menzionare assolutamente sono anche i colli: quelli che Cremonini girava sulla Vespa Special dimenticando i problemi.

Bologna è una vecchia signora dai fianchi un po’ molli col seno sul piano padano ed il culo sui colli cantava Guccini.
Bologna sono i moltissimi ragazzi che la vivono e la rendono ricca di idee e di soldi (con quello che costano gli affitti!). A Bologna infatti ho conosciuto tutta Italia, soprattutto quella del meridione. In un certo senso mi sento come Salgari quando scriveva le avventure di Sandokan: conosco ormai perfettamente i rivoli di ogni paesino immerso nei vari entroterra o coste del Sud senza esserci mai stato. Conosco le inflessioni, i dialetti, le dispute paesane di mezz’Italia, tutto stando seduto a bere una birra con davanti San Petronio che mi guarda anch’egli in ascolto.
Bologna è il luogo di tanti sogni, è il luogo dove ancora ci si domanda: “Cosa faremo da grandi?”.
Cara Bologna, sono passati ormai anni da quando ho messo il piede giù dal treno e ti ho conosciuta, ed una cosa è cambiata nei viaggi che mi riportano da te: quando sono in dirittura d’arrivo non penso più a chi incontrerò in stazione, ma alzo gli occhi e vedendo dal binario il Santuario di San Luca che mi accoglie e mi saluta so che sono a Casa.

Da grande ancora non so cosa vorrò fare ma in cuor mio spero di poterlo fare a Bologna.
Bologna mi ha adottato seppur io l’abbia inizialmente rinnegata, Bologna è anche Casa mia.
Sarà così per sempre.
Bologna ombelico di tutto, mi spingi a un singhiozzo e ad un rutto rimorso per quel che m’hai dato che è quasi ricordo, in odor di passato.
Francesco Guccini
EDOARDO CAPPELLARI