Questa mattina Facebook mi ha ricordato che cosa successe nella mia vita il due luglio dell’anno 2017. Ero su una scogliera vicino a Belfast. Volevo visitare il Rope Bridge, un piccolo ponte di corde costruito da vecchi pescatori irlandesi. Ero in Irlanda già da un mesetto, vivevo a Dublino. Ricordo bene quella domenica di luglio perché parallelamente in Italia il giorno prima ci fu quell’evento che già in tanti stanno definendo come la Woodstock italiana: Modena Park! Concerto che si inserisce a pieno nella storia della musica mondiale (che piaccia o meno): 230 mila spettatori paganti!
Non lo guardai.
Avevo paura di provare troppa malinconia ed avevo ragione. La musica di Vasco per me, come per tanti appassionati, ricorda momenti di vita importanti: dalle giornate in compagnia ai momenti più bui che un uomo può incontrare con la propria solitudine. Vasco non lo ascolto mai quando sono troppo triste o troppo confuso. Mi distrugge. È come se fosse un pugnale che mi trafigge il cuore perché sa bene dove dirigere la punta. Ricordo bene quel giorno. Andai a visitare le famose Cliff irlandesi. Continuavo e continuo a non capire cosa ci fosse da esaltare di quel luogo: gli stessi italiani lo facevano. Penso che fosse un modo per convincersi di essere in un posto altrettanto bello come l’Italia. Mi mancava molto casa, soprattutto gli affetti. Stavo male all’idea di essere da solo. Non avevo amici, non avevo vicino la mia ragazza (che alla fine “persi”), non avevo persone con cui confidarmi davvero. Imparai a stare solo con me stesso. Fu un duro esempio di realtà da superare. Provai sensazioni del tutto nuove. La vera lezione di vita, anche se può apparire molto scontato dirlo, è stata quella di capire l’importanza di vivere in un posto circondato da persone a cui si vuole bene. Ebbene, senza aver provato veramente a vivere soli e l’essere mangiati vivi da un sentimento così struggente, è difficile comprenderne il senso più profondo.

Riguardo con sorriso amaro questa foto ricordo che mostra un me sorridente: proprio per dire al popolo di Facebook che io stavo bene. Cosa tutt’altro che vera. Forse quanto sto confidando lo sanno veramente poche persone che si possono contare sulle dita di una mano.
Capii che viaggiare e spostarsi per lavoro non è così idilliaco come social e giornali ci vogliono far credere. I titoloni che ogni tanto vediamo sulle varie testate online “DAVIDE HA CAMBIATO LA SUA VITA, A 40 ANNI È EMIGRATO ETC…”, non dicono una cosa fondamentale. Quanto ha sofferto Davide? Quanto è stata dura per Davide ambientarsi in un posto nuovo, che parla una lingua diversa? Davide voleva davvero arrivare fin lì?

In Irlanda mi sono immedesimato molto in tanti miei amici meridionali (emigrati al nord) che fino a poco tempo prima facevo fatica a capire. Mi accorsi che lentamente, vivendo all’estero, anche io come loro stavo diventando molto campanilista. Allo stesso modo quasi tutti gli amici del sud, almeno nei primi tempi, lo erano molto per i rispettivi paeselli. Ho capito che è un meccanismo di difesa che quasi tutti adottiamo per proteggerci. Abbiamo paura del nuovo, tante cose ovviamente sono diverse perché si parla di mondi diversi, le persone non sono le stesse, la mentalità pure. Insomma, ci difendiamo come possiamo. Questo sentimento però non può essere durevole. Deve cambiare e mutare, altrimenti non saremo mai in grado di vivere bene con noi stessi e con il nuovo che avanza. Per me, però, non cambiò. Forse perché già sapevo che il mio tempo a Dublino sarebbe stato determinato, quindi non ne valeva la pena. Sbagliavo, ma ero troppo indifeso e forse ingenuo. Tornai a casa stanco, pallido e molto dimagrito (perché la Mannoia può decantarlo altre mille volte, ma sto palloso e soporifero cielo d’Irlanda è sempre pieno di nuvole. Il sole manco a pagarlo!).
Ieri sera ho rivisto lo speciale TV del terzo anniversario dalla data zero di Modena Park. Ero con mio papà sul divano. Mi sono commosso tante volte. Ho ripensato, come sempre quando ascolto Vasco, alla mia vita. Pensavo a quando, nell’ormai lontano 2006, io e mio padre in macchina ascoltavamo il KOM a tutto volume e cantavamo insieme “TI PRENDO E TI PORTO VIA”. Penso ora a quanto tempo è passato e all’ uomo che sono diventato.
Insomma, Vasco è la colonna sonora della mia vita.
Penso che per gli amanti di Vasco, Modena Park ha segnato una nuova data zero nella propria vita. Un po’ come ricordarsi dove si era e cosa si stava facendo quando è stato decretato il lock down. Allo stesso modo vi chiedo:
<<Voi che stavate facendo il primo luglio 2017?>>.
EDOARDO CAPPELLARI