RISCOPRIRE LE PROPRIE ORIGINI

L’UE e i suoi Stati membri stanno lavorando insieme per rafforzare i sistemi sanitari nazionali e contenere la diffusione del virus, e al tempo stesso stanno adottando misure per attenuare l’impatto socioeconomico della COVID-19 e sostenere la ripresa

Questo è quanto scritto in incipit nella sezione “Covid 19” sul sito ufficiale del Consiglio europeo. Con questa frase lapidaria gli Stati membri e tutta l’organizzazione “Europa” hanno voluto ribadire il concetto cardine che sta alla base dei trattati internazionali: unione.

Di fatto c’è stato un impegno da parte dell’Unione Europea che ha ribaltato il paradigma in cui è stata immersa negli ultimi 14 anni nel quale da un lato è stato sempre più favorito lo spostamento tra cittadini comunitari e dall’altro, con le politiche restrittive, c’è stata una progressiva chiusura dal punto di vista economico. Con la “rivoluzione” pandemica invece l’intento è stato quello di sostenere la spesa pubblica globale a discapito degli spostamenti extra-statali: per la prima volta è stato sospeso parzialmente Schengen.

Area nella quale c’è libera circolazione di merci, capitali e persone

Dal punto di vista degli aiuti concreti l’UE ha giocato un ruolo fondamentale per quanto riguarda la ripresa della pandemia: ha sviluppato un approccio comunitario per l’approvazione dei vaccini anti-covid e agevolato la fornitura di dispositivi di protezione in tutti i Paesi membri. Dal punto di vista meramente economico invece grazie al Piano Resilienza i leader europei hanno raggiunto vari accordi tra cui Next generation EU per mettere a disposizione 2364,3 miliardi di euro per la ricostruzione di tutto il tessuto socio economico europeo. Tale accordo è di fatto nato perché per la prima volta nella storia una pandemia ha colpito simmetricamente tutti i Paesi membri a tal punto da portare questi ultimi sullo stesso piano politico ed economico. In tal senso per cercare di ricostruire il tessuto socio economico i vari Stati europei, di comune accordo, hanno elaborato politiche fiscali ed economiche espansive aumentando quindi il potere di spesa pubblica sulla base del modello keynesiano.

Il risvolto positivo in termini di consenso politico è stato quello di creare maggioranze favorevoli a governi europeisti (si veda il caso italiano). In quest’ottica quindi per la prima volta ha prevalso il diritto dell’unione (o all’unione) sulle tensioni ideologiche nazionali.

Nell’ottica di ristoro europeo infatti l’Italia è lo stato a cui vengono destinati i fondi maggiori: ben 27,4 miliardi di euro.Se negli anni precedenti siamo stati abituati a politiche di austerity soprattutto nei confronti dei cosiddetti PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna), oggi la pandemia ha fatto sì che si siano intensificati gli sforzi di sostegno reciproco tra i Paesi membri.In tal senso quindi tutti, anche i più scettici, hanno riscoperto il significato della parola Unione.

EDOARDO CAPPELLARI

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